«Davide ci guarda e sorride, orgoglioso»

ERA MOLTO LEGATO AL SUO PAESE DOVE GIOCAVA A CALCIO: «SEMPRE ENTUSIASTA DELLE SUE AVVENTURE NEL MONDO»

LA COMMEMORAZIONE
Domani saranno trascorsi 20 anni da quel tragico 14 luglio 2005, quando in Iraq perse la vita il sergente ranger Davide Casagrande, originario di Tisoi. A ricordarlo, nella cerimonia organizzata ieri mattina proprio nella frazione alla periferia del capoluogo, una cerimonia carica di emozione e memoria collettiva, è stata l’intera comunità, affiancata dal Quarto Reggimento Alpini Paracadutisti Ranger di Montorio Veronese e da numerose associazioni d’arma. Tra i presenti le autorità civili, la vicepresidente del Consiglio di Belluno Valentina Dalla Cort, il vicesindaco Paolo Gamba, Don Giorgio, gli amici d’infanzia e i familiari.

I FAMIGLIARI
«Davide è cresciuto in questo territorio, giocava a calcio qui, c’era la casa dei nonni materni. Era molto legato a questo posto. Oggi lo ricordiamo insieme a tutti i caduti alla piazzetta di Tisoi, grazie agli Alpini che hanno integrato il monumento con il suo nome», ha detto, commossa, la sorella Daniela Casagrande.

LE TESTIMONIANZE
Il primo luogotenente Leonardo Ronzani ha ricordato l’importanza di onorare non solo Davide, ma tutti coloro che hanno perso la vita servendo lo Stato. «Si è sacrificato per il Paese e per la missione in Iraq. Siamo qui per non dimenticare. Con la nostra presenza testimoniamo la volontà di mantenere viva la memoria». Francesco Pingitore, maresciallo maggiore degli Alpini e presidente della Terza Commissione, ha detto: «All’epoca ero responsabile del Centro trasmissioni del Settimo Reggimento e seguivo gli avvenimenti dall’estero. Oggi, da sottoufficiale in riserva, mi si spezza il cuore ricordare certe sventure. I nostri ragazzi sono coraggiosi, ma la tragedia può colpire anche in tempo di pace». Maurizio Vianello, alpino paracadutista del Quarto Reggimento, ha raccontato il suo gesto compiuto per Davide: «Sono sceso con una bandiera italiana che ho piegato col rosso all’esterno, come si fa in tempo di guerra. Davide è morto in pace, ma in guerra. Fare il ranger significa offrire un servizio ai cittadini. Davide non aveva paura, sapeva di essere forte».

L’AMICO RANGER
Un ranger, amico di Davide, ha condiviso a questo proposito una riflessione: «Perdere la vita così è triste, ma è un servizio reso con orgoglio alla patria. Molti atleti paralimpici sono ex soldati feriti in missione. Puoi tornare distrutto nel corpo, ma non nell’anima. Se conservi la voglia di vivere, allora hai superato l’effetto della guerra».

COMPAGNI DI SQUADRA
Eric Benvegnù, capogruppo degli Alpini e commilitone, ha dichiarato: «Eravamo entrambi del ’77. Abbiamo giocato a calcio, vissuto mille avventure. Parlava delle sue esperienze nel mondo con entusiasmo. Era felice della sua scelta, determinato, resiliente».

LA CELEBRAZIONE
Durante la santa Messa, Don Giorgio ha ricordato un momento toccante: «Non dimenticherò mai la nonna di Davide, colpita profondamente dalla notizia. Pensiamo a chi ha perso la vita così. Preghiamo per la pace e la giustizia». È stata poi letta una lettera dedicata a Davide. “Non ti preoccupare, a questo ci penso io!”: così veniva ricordato. Sempre pronto a risolvere i problemi, leader silenzioso, capace di affrontare ogni incarico con il sorriso. «Davide non è morto nel 2005. Vive nei nostri ricordi, nei momenti condivisi, nelle feste, nelle partite. La sua felicità contagiosa è ancora tra noi», hanno raccontato gli amici tra le lacrime.

I SUPERPOTERI
A conclusione della celebrazione, la sorella Daniela ha ringraziato: «Il mio pensiero speciale va a tutti gli uomini che erano con Davide quel giorno. Il vostro abbraccio ci dà forza». Ha poi ricordato: «Una sera mi parlava dei lanci col paracadute. Gli chiesi se avesse paura. Sorrise: “I ranger hanno i superpoteri. Se succede qualcosa, ci faremo trovare pronti”». E ha concluso: «Non siamo stati noi a perdere Davide. È lui che ci ha lasciato una luce. La parte più coraggiosa di lui vive ancora in me. E so che oggi ci sta sorridendo, orgoglioso. Ciao Davide»..

LA COMMOZIONE
Vent’anni dopo, a Tisoi, la memoria del sergente Casagrande è più viva che mai. In ogni volto commosso, in ogni stretta di mano, nel suono della campana, c’è il segno che il suo sacrificio non è stato vano. E che il suo nome, inciso nella pietra, vive e regna, impresso nei cuori di tutti.