Recuperata dalle forze speciali una lapide incisa dagli alpini nel 1917

Vollero lasciare traccia della loro presenza sul Pasubio fissando nella pietra il nome della 103esima compagnia del Gruppo Aosta

Pietre che parlano, e raccontano, anche dopo cento e più anni. A narrare un importante evento storico, degno di memoria, è un manufatto, in pietra incisa, recentemente recuperato, con una complessa operazione, sul monte Pasubio, precisamente sotto la cresta dei Sogi, in Comune di Vallarsa, finita nell’occhio del ciclone durante la Grande Guerra. 

La scoperta della lapide un anno fa

Un anno fa la rara lapide era stata scoperta, quasi per caso, in un canalone, proprio sotto il sentiero d’arroccamento, vicino all’area dove nel 1917 sorgeva il “Villaggio Cervino”. Un nome chiaramente riferito all’insediamento degli alpini della 103ª compagnia del battaglione “Monte Cervino”. Un’unità, nata nel 1915, all’inizio del primo conflitto mondiale, che era composta in gran parte da alpini valdostani della 133ª compagnia, cui si aggiunsero successivamente l’87ª e, per l’appunto, la 103ª del battaglione “Aosta”. 

La lotta della “Cervino” sul Pasubio

Dopo essersi schierata sul Monte Bisorte, di fronte all’altopiano di Folgaria, dove ebbe il battesimo di fuoco, distinguendosi per atti di eroismo nei duri combattimenti dell’“Offensiva di primavera” austroungarica, la 103ª venne trasferita sul Pasubio, vero baluardo su cui si infranse l’attacco dei soldati imperiali. 
È per ricordare quei fatti che le penne nere vollero lasciare una traccia della loro presenza, incidendo con orgoglio, su un’erma in pietra, il nome della 103ª. 
La lapide in origine fu probabilmente collocata sotto l’ingresso della galleria. Poi, nel dopoguerra, forse per le intemperie o per l’azione di qualche recuperante, precipitò nel canalone, dove rischiava di andare per sempre perduta. 
Invece, dopo il suo casuale rinvenimento, a recuperarla è stato un plotone della prima compagnia del battaglione “Monte Cervino”, inquadrato nel quarto reggimento alpini paracadutisti “Ranger” con sede a Verona. Un reparto versatile, di forze speciali, considerato un’eccellenza delle forze armate italiane per l’elevata preparazione tecnico-tattica dei suoi uomini. 

Il recupero approvato dalla Soprintendenza

Le operazioni di recupero, autorizzate dalla Soprintendenza per i beni e le attività culturali di Trento, si sono svolte nell’ambito di una visita al campo di battaglia, organizzata con l’obiettivo di valorizzare e rinsaldare il legame che unisce l’attuale unità alle proprie radici storiche e alle sue gloriose tradizioni. Il personale specializzato del battaglione ha approntato un paranco per sollevare il manufatto, del peso di circa 80 chilogrammi, risalendo il canalone fino al sentiero d’arroccamento. Successivamente lo ha trasportato in sicurezza su una barella, camminando per oltre quattro ore di marcia su terreno impervio. 
Hanno partecipato al recupero, in qualità di collaboratori e testimoni, l’ingegnere Roberto Greselin, autore del volume “Salvare la Memoria – Pasubio 1915-1918”, e la dottoressa Lucia Ongaro, socia e consigliere del Mitag, Museo storico italiano della guerra, di Rovereto. Entrambi avevano contribuito alla documentazione e alla gestione delle autorizzazioni con la Soprintendenza. 
La lapide, ripulita, verrà ora consegnata proprio al Mitag, dove sarà conservata ed esposta al pubblico, per poter continuare a raccontare la propria storia, e quella degli alpini, che l’hanno forgiata più di un secolo fa.