“La spia che scese dal cielo”

Nella notte del 9 agosto 1918 nei cieli del Vittoriese si aprì un paracadute di seta nera di fabbricazione inglese, lanciato da un aereo, appeso al quale c’era il tenente degli Arditi Alessandro Tandura che fu in quell’occasione il primo paracadutista al mondo in azione di guerra. Proprio il 9 agosto Gabriele D’Annunzio sorvolava Vienna lanciando manifestini contenenti una provocatoria esortazione alla resa. “La spia che scese dal cielo”, come fu subito identificato dai colleghi fu insignito, per i suoi tre mesi di spionaggio oltre Piave, della Medaglia d’Oro al Valor Militare, cui si aggiunsero nel corso della sua carriera due Medaglie d’Argento, una in Libia e una in Somalia, tre croci di guerra, una promozione per meriti speciali da tenente a capitano degli Alpini e una sul campo da capitano a maggiore delle truppe coloniali. La notte del 9 agosto del 1918 fu notte di tregenda tra lampi, tuoni e scrosci di pioggia che misero a dura prova il lancio e l’atterraggio del tenente del XX reparto d’Assalto “Fiamme nere”. Durante la sua missione fu preso due volte prigioniero e due volte riuscì a fuggire. Dietro le linee nemiche radunò centinaia di sbandati di Caporetto, si impegnò in missioni di sabotaggio contro gli austriaci ed inviò preziose informazioni via piccione viaggiatore al comando dell’8° armata. Era alto 1,56 e se ne vantava perché era 2 centimetri più alto del re Vittorio Emanuele III. Anche il figlio Luigino, seguendo le orme del padre, dopo aver combattuto in Russia nella Divisione Alpina Tridentina, entrò nella Resistenza dove si meritò, sacrificando la vita nel 1944, la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Il quadro con il ritratto, qui riportato, del Ten. Alessandro Tandura, fu dipinto dalla parente dell’Eroe – artista di fama internazionale Marcelle Liliane Jayè Tandura – e donato, con cerimonia solenne, al Museo della Grande Guerra di Vittorio Veneto, dove per un certo tempo, fu collocato degnamente .
Tuttavia, continua ad essere senza risposte la periodica richiesta su dove sia finito, dato che, sino a qualche anno fa, vi figurava in bella vista, e – da quando si è data una risistemazione delle opere in previsione del Centenario della Grande Guerra – risulta misteriosamente scomparso…..
La cosa appare alquanto strana, trattandosi dell’effigie di un Eroe, più unico che raro, che tanto lustro ha dato alla sua città,Vittorio Veneto e all’ Italia. Come dianzi esposto, si tratta del primo paracadutista militare al mondo, per di più lanciato con un mezzo primordiale in una rischiosa, isolata ed audacissima missione notturna dietro le linee nemiche e, per questo, decorato di M.O.V.M. e numerose altre meritate in seguito, oltre che da notevoli onorificenze internazionali.
Come dianzi esposto, all’epoca, l’allora Tenente Tandura apparteneva agli appena costituiti Reparti d’Assalto, i valorosissimi Arditi ( il cui centenario dell’istituzione è stato celebrato il 28 luglio 2017 a Sdricca di Manzano) che avevano, come segno distintivo sul bavero, le fiamme nere (con tanto di stellette come tutti gli altri Soldati e non altro ) le stesse ora orgogliosamente portate dagli incursori paracadutisti del “Col Moschin” della Folgore.
Con lo scioglimento dei Reparti d’Assalto, a fine guerra, Tandura transitò negli Alpini, ma quando compì la sua protratta, rischiosa e gloriosa impresa d’informatore dal territorio invaso dall’avversario, era, quindi, un Ardito e come tale l’Eroe è stato ritratto nel quadro dalla discendente Marcelle Liliane Jayè Tandura.
Non dovrebbe stupire se, nell’ìpotizzare quale possa essere stato il motivo dell’epurazione, si è portati a ritenere che tale decisione discenda da carente cognizione storica (per usare un cortese eufemismo) e, per questo, da paventata evocazione di rigurgiti nostalgici a causa del colore nero delle mostreggiature.
Comunque sia, il quadro è sparito, probabilmente nelle nebbie di un malinteso e frenetico politicamente corretto che non si ha il coraggio di smentire.

FONTE: Gen. Italico Cauteruccio