Dopo tanti anni di inumana prigionia, indicibili maltrattamenti e sevizie e dopo ben 9 anni dalla fine del conflitto, venne restituito all’Italia, assieme ad altri 27, ultimi ad essere rilasciati perché condannati per aver contrastato il forzato indottrinamento all’ideologia comunista cui sono stati sottoposti durante la prigionia.
Quel giorno, da ragazzo, per vedere il ritorno a Treviso di questo purissimo Eroe, marinai la scuola e mi trovai ad attenderlo in Piazza dei Signori, dove era affluita molta gente da fuori, una immensa folla costituita da disperati parenti di dispersi o prigionieri in Russia, di cui non sapevano nulla nè avrebbero mai saputo nulla, perchè – oltre alle numerosissime perdite in combattimento o durante la ritirata o in itinere dopo la cattura – della moltitudine di 70 mila prigionieri che raggiunsero e furono racchiusi nei lager, solo 10mila sono sopravvissuti al trattamento inumano praticato loro.
Portato a spalla, in trionfo ed invitato a parlare, disse poche frasi, rotte dalla commozione accennando all’orrore subito dai prigionieri, sottoposti al freddo glaciale, costretti a patire la fame, tra una continua moria di compagni per malattie e stenti. Nonostante la lunga prigionia, durante la quale si era prodigato all’estremo per alleviare tante sofferenze, chiese persino scusa agli astanti per essere tornato vivo. Sulla personale esperienza nell’ inqualificabile detenzione e l’aberrante trattamento praticato ai prigionieri, Reginato ha stilato le sue memorie in un avvincente libro “12 anni di prigionia nell’URSS” (edito nel 1955 dall’Editrice Garzanti e subito esaurito) che è, nel contempo, una testimonianza agghiacciante di barbarie e di sublime umanità e dedizione. (Una nuova ristampa è stata recentemente effettuata dalla ”Nuovi Sentieri Editori” di Falcade – BL)
MOTIVAZIONE DELLA M.O.V.M.
“Ufficiale medico di battaglione alpino già distintosi per attaccamento al dovere e noncuranza del pericolo sul campo di battaglia, per oltre undici anni di prigionia fu, quale medico, apostolo della sua umanitaria missione e, quale ufficiale, fulgido esempio di fiero carattere, dirittura morale, dedizione alla Patria lontana ed al dovere di soldato. Indifferente al sacrificio della propria vita, si prodigò instancabilmente nella cura dei colpiti da pericolose forme epidemiche fino a rimanere egli stesso gravemente contagiato. Con mezzi di fortuna che non gli offrivano le più elementari misure precauzionali, non esitò ad affrontare il pericolo delle più gravi infezioni, pur di operare ed alleviare le sofferenze dei malati e dei feriti affidati alle sue cure. Sottoposto, per la sua fede patriottica e per l’attaccamento al dovere, prima alle più allettanti lusinghe e, subito dopo, a sevizie, minacce e dure punizioni, non venne mai meno alla dignità ed alla nobiltà dei suoi sentimenti di sconfinato altruismo, altissimo amor di Patria, incorruttibile rettitudine, senso del dovere. Russia, 1942-1954.”
Devo dire che le parole di Reginato al suo ritorno in Italia – dette con tanta schiva umiltà e tanta tensione morale – mi rivelarono che quell’Uomo, al di là dell’etica professionale medica, possedeva in modo eccelso il requisito che mi apparve indispensabile per chi avesse responsabilità di uomini in armi e cioè, affetto per i propri Soldati che vuol dire capirli, aiutarli, proteggerli e questo tanto più se le situazioni sono critiche e disperate. Fu un viatico ed anche un debito di riconoscenza che, da #colonnello, ebbi modo di esternare al #Generale #Reginato ringraziandolo per quell’insegnamento di tanti anni prima : ebbe una espressione stupita, seguita da un sorriso e da… un grazie ! Lui che ringraziava me ! Aggiungo che – l’episodio del rientro in patria di #Reginato, la sua appartenenza al glorioso Btg. Sciatori “Monte Cervino” decorato di MOVM, costituito da volontari provetti sciatori e scalatori , oltre alla personale conoscenza dell’Eroe – mi hanno tanto colpito da indurmi a sostenere, con non poche difficoltà, che la ristrutturazione dell’Esercito non eliminasse la Compagnia #Alpini #Paracadutisti – composta da personale di analoghe capacità – che, infine, rimase in vita assumendo il livello organico ed il nome del ”Cervino” e, in seguito, il rango di Reggimento che inquadra anche il Btg. “Intra”.
In atto, la signora #Imelda Reginato, vedova dell’ Eroe, è la madrina della Bandiera di guerra del 4° Reggimento Alpini Parcadutisti Ranger.